Gestosi in gravidanza: sintomi, cure e prevenzione

A cura di: Redazione
La gestosi in gravidanza, o preeclampsia, è una malattia tipica che colpisce solo le donne in dolce attesa. Si manifesta all’incirca nel 5% delle donne incinte e può essere di diverse forme e livelli di gravità e può essere pericolosa sia per la mamma che per il feto.
Si manifesta improvvisamente dopo la 20° settimana, raggiungendo il punto massimo di rischio nel terzo trimestre, ed è molto importante che venga diagnosticata in tempo, tenendo sotto controllo le urine e la pressione arteriosa.
I tre sintomi principali, per cui si può parlare di gestosi, sono pressione alta, proteine nelle urine e edemi diffusi. La pressione solitamente supera i 140 di massima e i 90 di minima, mentre le proteine nelle urine raggiungono livelli superiori ai 290 mg/l.
In alcuni casi compaiono ulteriori sintomi, come mal di testa persistente, scotomi (macchie e luci davanti agli occhi), offuscamento della vista, forte dolore allo stomaco, convulsioni e una scarsa quantità di urine.
Questi sintomi, però, non si presentano sempre e, nella maggior parte dei casi, quando si scoprono si tratta già di una forma di gestosi grave.
Non si conosce la causa di questa malattia, ma si ritiene possa essere collegata a un danno alle pareti dei vasi sanguigni della placenta, in cui probabilmente vengono coinvolti meccanismi autoimmuni e infiammatori.
La cosa certa è che la placenta funziona male e quindi produce sostanze che danneggiano la circolazione della mamma e non permette il trasferimento di ossigeno e nutrienti al bambino.
Se la malattia non viene curata in tempo può portare a gravi conseguenze, come danni agli organi, disturbi della coagulazione e l’evoluzione in eclampsia, che porta convulsioni, perdita di coscienza ed emorragie cerebrali. La gestosi è, infatti, una delle principali cause di mortalità materna in gravidanza e durante il parto.
Per quanto riguarda il bambino i rischi sono gravi, perché può portare ad un ritardo o arresto della crescita, oltre al rischio di una nascita prematura.
Non esistono farmaci che possono curare questa malattia, l’unica terapia può essere il parto. Per cui in caso la gestosi si manifestasse l’unico modo per fermarla è interrompere la gravidanza, in modo da rimuovere la placenta che ne è responsabile.
Dopo il parto, che solitamente avviene con taglio cesareo, la situazione si stabilizza e la donna può tornare a stare meglio piano piano.
Se però accade in un periodo gestazionale precoce il rischio di mortalità perinatale diventa molto elevato, perché il feto non è ancora del tutto sviluppato. In questi casi è opportuno affidarsi a centri specializzati, che abbiano un reparto di terapia intensiva neonatale in caso di parto prematuro.
I fattori di rischio principali sono:
- Ipertensione oppure gestosi in una precedente gravidanza
- Diabete o sindrome da anticorpi antifosfolipidi
- Gravidanza da una procedura di procreazione medicalmente assistita
- Obesità
- Distacco della placenta o morte fetale o ritardo di crescita in una precedente gravidanza
- Gravidanza gemellare
- Malattie renali
- Età materna superiore ai 40 anni
- Lupus eritematoso sistemico
Un donna che presenta uno solo di questi fattori non è a rischio.
Se una donna è a rischio le viene prescritta un’assunzione di aspirina a basso dosaggio, perché riduce il rischio di gestosi. Alle donne ad alto rischio, inoltre, vengono suggeriti dei controlli in più, come la flussimetria Doppler alle arterie uterine, che viene effettuata intorno alla 24° settimana di gestazione, per valutare se la placenta funziona bene. Per le donne non a rischio, invece, è praticamente impossibile avere la giusta prevenzione.
Leggi anche
Perdite ematiche e spotting in gravidanza